Negato il risarcimento a un innocente che è stato in carcere per 5 mesi a seguito delle accuse di alcuni pentiti. L’uomo era finito in carcere con l’accusa di corruzione aggravata e continuata e rivelazione di segreti d’ufficio. Ora che è stato cagionato però non avrà una lire di risarcimento eccetto che per tre soli giorni di detenzione. Il motivo? Rimase in silenzio durante l’interrogatorio di garanzia e la Cassazione (sentenza 39532/2008) sul punto ha chiarito che “il silenzio, pur costituendo esercizio del diritto di difesa, puo’ rilevare sotto il profilo del dolo o della colpa grave nel caso in cui l’indagato sia in grado di fornire specifiche circostanze non note all’organo inquirente”. Forse per timore di ritorsioni da parte dei collaboratori di giustizia, spiega la Corte, l’uomo durante l’interrogatorio di garanzia, tacque salvo il fatto di “negare strenuamente ogni suo coinvolgimento nella vicenda giudiziaria” durante la detenzione. Scagionato e liberato dopo 5 mesi ha chiesto di essere risarcito per l’ingiusta carcerazione. La Corte d’appello di Napoli gli aveva però accordato un risarcimento per i soli tre giorni precedenti l’interrogatorio di garanzia.