Fin dai tempi dell’antica Roma era in auge la ‘toga’, di colore bianco per simboleggiare la purezza della funzione esercitata da chi la indossava.
Nel Medioevo il colore della toga si muta in nero, tipico del periodo storico, ove l’oscurantismo e l’inquisizione regnavano sovrani.
Chi non ricorderà il dottor Balanzone in toga nera? La tipica maschera che rappresenta(va) in chiave satirica il “giurista”, figura legata alla tradizione della scuola forense dell’antica Università di Bologna. Naturalmente per sdrammatizzare il periodo storico in cui essa si inseriva, appunto il medioevo, il dottor Balanzone veniva raffigurato come simbolo della persona dotta, ma bonaria e saccente, di nero vestito.
Colore, il nero, giunto sino a noi.
E..che significato attribuire, oggi, ad un indumento antico, nell’era dei social network, dei blog, della PEC negli uffici giudiziari? Non sarà diventato un simbolo oggi anacronistico di cui poter far senza?
Certo che fa sorridere vederci mentre corriamo fra un tribunale e l’altro, perennemente in ritardo sugli orari delle udienze, con la toga sotto il braccio scivolare da ogni parte, lambire pozzanghere, farci inciampare, rimanere chiusa nella serrature dell’auto o impigliarsi nelle ruote dello scooter…
Ciò che non si era mai modificato era la “specie” che la indossava: la toga, singolare femminile, veniva utilizzata solo dagli uomini, plurale maschile!
Dopo il rapido tuffo compiuto nel passato, giungiamo ai giorni nostri.
Oggi la toga è usata da …”tutti“, donne e uomini, ma “solo” in pochi ambienti: 1) nel mondo “legale” (magistrati, avvocati e cancellieri), 2) nel mondo accademico.
E’ rimasta però la “moda” dell’accessorio. Non come pensiamo noi, e cioè collane, braccialetti, orecchini, cinture…No. Solo cordoni (al massimo di diverso colore: rosso, oro o argento, e pettorina bianca, abbelliscono chi la indossa.
Ma non a caso non si può scegliere ciò che più ci dona al viso o al colore dell’incarnato o dei capelli.
La descrizione della toga è infatti dettagliata da un regio decreto del 1927 (il n. 3, all’art. 104), nel cui testo si apprendono i particolari, i colori, i casi di utilizzo e … le sanzioni. Sì, anche le sanzioni. Dal testo dell’art. 104, infatti, si apprende che “si procede in via disciplinare contro coloro che contravvengono alla (…) disposizione”, in materia di obbligatorietà di legge di indossare la toga ove sia richiesto.
No. Facciamolo per scelta, consapevole (…e non delle sanzioni)!
Vista la “crisi di valori” che la nostra società … “in crisi” sta attraversando, visti gli attacchi concentrici che gli avvocati stanno subendo alla loro professione e a loro stessi (…e i cittadini non lo sanno, ma anche a loro giungono gli attacchi, ai loro interessi ed alla loro vita sociale), riscopriamo l'”orgoglio di vestire la toga”, come nell’antica Roma, non l'”obbligo di vestire la toga” come nel Medioevo; riscopriamo la “liturgia di vestirla” e non la “spavalderia di possederla”.
Mi piace l’invocazione di quel grande giurista che è stato Pietro Calamandrei: “..e che tutti vedano nella toga il simbolo di questa speranza...”.
Da qui la consapevolezza di godere di un grande “onore e privilegio” a cui corrispondono altrettante grandi responsabilità professionali, morali ed intellettuali, debba essere il nostro “nuovo abito mentale”, prima ancora che un capo d’abbigliamento … fashion o no fashion!
….almeno finché non ci obbligheranno a mettere anche il parruccone!!!!